Come a Madrid nel 2007 e a Parigi nel 2013, il 20 giugno scorso, a Roma, 1 milione di persone è sceso in piazza San Giovanni per dire basta alle istanze della comunità Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). Da anni, infatti, assistiamo al tentativo di imporre la cultura del gender per assecondare le pressanti richieste di lobby ben strutturate, che si avvalgono anche dei contributi delle istituzioni, per finanziarie campagne che mirano ad alterare profondamente la visione della persona, della famiglia, della società. Il colonialismo ideologico del gender, come lo ha giustamente definito Papa Francesco, che sta sempre più diffondendosi nelle scuole (a partire dallasilo!), porta ad imporre che lespressione famiglia naturale non si debba più usare, né si possa più affermare che un bambino, per un suo armonioso sviluppo, ha bisogno di un padre e una madre; non si potrà più parlare di mamma e papà, perché sarebbe discriminatorio, ma di genitore 1 e genitore 2. Di fronte ad una cultura intrisa di relativismo etico che incoraggia la demolizione dellunico baluardo della tenuta sociale quale è la famiglia, è urgente un risveglio delle coscienze ed una mobilitazione generale.
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